Non sfuggirà agli accesi animatori della discussione sul fine vita che a fondamento dei loro giudizi più severi si collocano preconcetti di tipo religioso.

Non sfuggirà agli accesi animatori della discussione sul fine vita che a fondamento dei loro giudizi più severi si collocano preconcetti di tipo religioso.
La morte altrui come strumento di emersione del proprio ego: quelli che dal ricordo di un momento di vicinanza col defunto traggono spunto per parlar di sé.
Io per il mio funerale avrei pensato alle sonorità di una fanfara, con punte di mestizia alternate a ritmi tzigani come in un film di Kusturica.
Nove del mattino. E’ l’ora più bella per una nuotata. La spiaggia è ancora libera e le ordinate file di ombrelloni restituiscono un’immagine di quiete.
Non che vi fossero segnali chiari di una mia fine imminente, ma avevo interpretato certe evidenze come indizi di un percorso di congedo da questa esistenza.
Smetteranno di agitarsi, stupide foglie. Verrà per esse la fine, come per i gradini che mi hanno portato a casa, per queste suole che hanno calpestato mondi.
Non c’è immagine più viva di quella del vecchio davanti al manifesto funebre. L’altra mattina ne osservavo uno, mentre teneva corrispondenze dal remoto.
Non sono tra quelli che si sono scandalizzati alla vista della folla di americani ritrovatasi festante davanti alla Casa Bianca dopo aver appreso della morte di Osama Bin Laden.
Per il Papa l’anima continua ad essere presente nel corpo di una persona in stato vegetativo, benché incapace di esprimersi. L’anima è il legno che ha bisogno di corde per suonare.
Mi sono ritrovato di recente a riflettere sulla morte. Sull’idea dell’improvviso non essere, di questa fine annunciata eppure inconsapevole, della pretesa di immortalità che essa ingenuamente nasconde, o forse, più semplicemente, mortifica.
Sostiene un amico filosofo che l’uomo non muore finché non scompare dalla vista dei propri cari. Un uomo muore definitivamente solo con una pietosa sepoltura.
A proposito di lapidi, una scintilla sarebbe bastata a rendermi il conto immediato di questa vita. L’auto sulla quale viaggiavo ad alta velocità perdeva carburante in modo subdolo ed inquietante. Nel mio personale immaginario vi associavo mozziconi non spenti, lingue di fuoco avviluppatrici, brandelli di lamiere roventi, esplosioni a catena. La fine del mondo.