Avevo già in tasca i biglietti del treno e la prenotazione dell’albergo. Una questione di lavoro da sbrigare a Roma questo lunedì mattina. Mi capita di tanto in tanto di essere chiamato a svolgere la mia missione fuori dal circondario. Ero lì pronto per la trasferta quando sulla mia casella di posta elettronica giunge a sorpresa l’avviso del differimento dell’impegno. Non ho avuto dubbi o esitazioni: sono partito lo stesso. Roma è una città che adoro, specie quand’è sera (e quando la luna se specchia dentro ar fontanone e le coppiette se ne vanno via… ops scusate, mi è scappato un Venditti).Bernini, il ratto di Proserpina E insomma, già che c’ero, sono andato a ripassarmi i capolavori della Galleria di Villa Borghese, ricordandomi di quella prima volta che la professoressa del Liceo ci accordò il permesso di menare due calci ad un pallone, come se fosse un premio per essere stati costretti a trascorrere distratti e ciondolanti un paio d’ore in quel luogo austero. Ora che ci penso, indossavo un pantalone bianco che mal si combinava con il contesto museale. Ma neppure con il campetto fangoso dei giardini della villa. A distanza di anni che sembrano secoli, a parte i mutati gusti in fatto di abbigliamento e la consapevolezza di essere stato un mediocre terzino e neppure tanto fluidificante, mi sono ritrovato lì in contemplazione e con lo stesso sguardo di perduta ammirazione che, distrattamente, mi era parso all’epoca di cogliere sul volto della mia benevola insegnante di storia dell’arte.

Antonio Canova, Ercole e LicaEd è sospinto da tale ricordo che, mentre guadagnavo l’uscita della Galleria e del parco, giunto all’altezza della statua di Gogol, ho preso su due piedi la decisione di aggiungere all’estemporaneo programma vacanziero anche una visita alla GNAM, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea. Spettacolare. A cominciare dalla sala 1 e la suggestiva “interpretazione” di Alfredo Pirri, benché non possa dire di essermi propriamente sentito spettatore al centro di una narrazione spezzata che annulla ogni consolazione, come l’artista ha immaginato. Vi ho però trascorso qualche minuto, alla ricerca del riflesso giusto. Più avanti, lungo il percorso, avrei ammirato Antonio Canova.

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