Sono uscito allo scoperto come una lucertola assorta al primo sole d’estate. Le vie del centro sono sentieri riscaldati. Una pozzanghera superstite riflette una nuvola, bianca come ovatta. L’uomo dalla bocca sdentata si avvicina sorridente con la mano tesa per domandare aiuto. Incrocio il suo sguardo e ricambio il sorriso, pensando a quel detto sul caval donato. Siedono al bar anziani turisti del nord con i loro caffè macchiati, i loro idiomi buffi e le vacanze votate al risparmio. I raggi del sole trafiggono le vetrine del negozio di souvenir, illuminando una bambola di stoffa. Più avanti, le barche dei pescatori lentamente beccheggiano, cullando il fugace riposo dei gabbiani del porto.
Passeggiavo solo e pensoso (al sole d’inverno)
da Jack | 26 Feb, 2017 | Pensieri animati | 3 commenti

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A scuola c’erano i calendari delle funzioni: ogni settimana uno scolaro aveva il compito di aprire e chiudere la porta e uno di pulire la lavagna. Quando ero molto nervosa, chiunque fosse di turno, chiedevo che la lavagna la pulisse Vera. Tra me la chiamavo Shulamit: capelli lunghi, lisci, folti, lucidi, color ardesia, occhi scuri, pelle leggermente bruna, bellissima, gesti lenti e calmi, quasi ipnotizzanti, in grado di placare qualunque nervosismo; facevano l’effetto di una carezza alla nuca.
Questo post è più o meno l’equivalente verbale della mia Shulamit e dei suoi movimenti.
… e invece quel burlone del mio amico e collega, silenzioso e anonimo frequentatore del blog, ha tratto ispirazione da questo post per omaggiarmi di una nuova carta intestata con tanto di lucertola come logo.
Per fortuna sei arrivata tu, ragazza, con il ricordo della tua Shulamit.
Ne ho avuta un’altra, che chiamavo Shulamit, gli ultimi due anni che ho insegnato. Quando è venuta la madre all’ultima udienza, dopo avere parlato di come va e come si comporta, dopo un attimo di esitazione ho detto: forse come insegnante non lo dovrei dire, ma lo dico lo stesso: ogni tanto mi incanto a guardare quanto è bella questa ragazza. La madre, stupita, dice: ma come, lei si vede tanto brutta, tutta così nera! Deve solo imparare a guardarsi con gli occhi giusti, ho risposto, e allora si accorgerà anche lei che è bellissima. Dalla maggiore sicurezza con cui si muoveva in seguito, ho idea che abbia fatto tesoro del suggerimento. Adesso sto tentando di convincere la mia dottoressa a cui non riesco a estorcere una fotografia, perché è convinta di essere bruttissima. In effetti se la guardi per due secondi la puoi tranquillamente definire uno sgorbietto nero, ma se ti soffermi per altri cinque secondi ti rendi conto di quanto ti eri sbagliato. E ha un sorriso bellissimo, di quelli che ti scaldano dentro. In effetti da quando sono arrivata qui ho incontrato medici uno più bello dell’altro: il dentista, la dottoressa, l’anestesista, l’ortopedica, il fisiatra, il radiologo, il neurochirurgo… Secondo me un medico bello è già mezza terapia.
(ma la carta intestata con la lucertola non è male, dai)