Qualche tempo fa, un cliente (non quello del ballo sulla guallera, un altro) si rivolse a me fiducioso ritenendo che io potessi fargli ottenere un’importante riduzione del debito che aveva maturato nei confronti del suo istituto di credito. “Avvocà, dobbiamo fare lo strascico“, mi disse con tono perentorio e con l’aria di chi la sa lunga. Faticai non poco a comprendere il senso di quella richiesta: un paio di interminabili secondi nel corso dei quali immaginai me stesso al timone di una barca da pesca sfidare onde alte e scure per conto del debitore medesimo, sprezzante del pericolo, pur di portare a casa un ricco pescato da offrire in compensazione alla banca creditrice. Costui alludeva in realtà alla possibilità di negoziare la chiusura a saldo e stralcio dei suoi debiti, come un suo cuGGino gli aveva suggerito.

Quell’immagine di me impavido pescatore che affronta il mare e le intemperie è ciò che di più lontano dalla realtà la mia mente potesse partorire. Eppure mi ha accompagnato nei mesi a seguire e, come se non bastasse, da allora ogni volta che si parla di banche e debiti non riesco a togliermi dalla testa il ritornello di una canzone.

Pesca forza tira pescatore
Pesca non ti fermare
Poco pesce nella rete
Lunghi giorni in mezzo al mare
Mare che non ti ha mai dato tanto
Mare che fa bestemmiare
E si placa e tace senza resa
E ti aspetta per ricominciare
E ti aspetta per ricominciare
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