La ricordo minuta e gentile, la mia maestra delle elementari. Seppe entrare in punta di piedi, con delicatezza, nella mia vita di bambino recalcitrante sottratto alla sua chioccia. Era la prima elementare. Smarrito tra brulicanti grembiuli blu senza nome, mi aggrappai al sorriso di quel volto appena conosciuto ma già complice. Sapeva essere severa, ma giusta.
In un soffio l’anno volse al termine.
In seconda, la notizia inattesa dell’arrivo di una supplente. Per alcuni mesi, forse per l’intero anno. Ricordo il dolore provato e, di nuovo, il senso di smarrimento. Era grassa e scortese. Mai sorridente. Severa senza misura. Una volta, mi sferrò un ceffone. Non ne compresi il motivo, che non c’era. Quell’anno durò una vita.
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