Mi sono ritrovato di recente a riflettere sulla morte. Sull’idea dell’improvviso non essere, di questa fine annunciata eppure inconsapevole, della pretesa di immortalità che essa ingenuamente nasconde, o forse, più semplicemente, mortifica. Osservavo il dolore straziante di una madre ottantenne per la perdita del figlio, per sempre bambino ai suoi occhi, le sue carezze premurose, lo sguardo incredulo di chi non può darsi pace. E’ così che ho immaginato la morte: la definitiva perdita di ogni speranza. L’eterno non senso.

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