Leiden di sera si nasconde agli occhi del turista, regalando di sé un’immagine di quiete innaturale. Sono quasi le dieci. Il giovane proprietario del piccolo albergo sull’Oude Singel mi accoglie con un’espressione dubbiosa. Ho prenotato, ma il mio nome non risulta sulla sua ordinata lista scritta a mano. Gli chiedo di controllare meglio. Il suo volto si colora di imbarazzo. La prenotazione c’era, ma non era stata trascritta sull’ordinato quaderno con girasoli in copertina. Si profonde in scuse, accentuando le sue movenze femminili. Non vi sono camere libere per la notte. Deve pur rimediare all’errore, si mette al telefono, parla gesticolando, si gira e rigira su se stesso, roteando un paio di volte sui tacchi. Mi domando se non abbia studiato danza. Mi sistema infine in un albergo vicino, ma insiste perché prima io sia ospite nel suo ristorante, dall’altra parte del canale. Accetto le scuse, cortesemente declino l’invito a cena. Ma lui insiste ancora. Mi lascio allora accompagnare in auto da una imponente signora sulla cinquantina. Il ristorante è all’interno di un palazzo d’epoca. Solerti camerieri mi fanno accomodare in una sala che sembra quella di un museo, con ritratti di volti nobili appartenuti a secoli passati e qualche natura morta. Scopro che è stata la dimora di uno dei reggenti cittadini. Noto una straordinaria somiglianza tra uno di quei volti sulle pareti e il mio giovine ospite. Anche la posa, mentre mi parla in piedi accanto al tavolo già imbandito, mano sinistra al fianco, è la stessa. Per un periodo, molto tempo fa, Leiden, la città della chiave, ha sperimentato la povertà, resistendo per anni all’assedio degli spagnoli, dai quali cercava con ogni sforzo di affrancarsi. In quel tempo di ristrettezze, la popolazione riusciva a sfamarsi coltivando patate. Ė un piatto della tradizione povera quello che mi viene orgogliosamente offerto. La pietanza è accompagnata da un calice di rosso della catalogna. Il tempo deve aver cancellato ogni rancore.
La mattina dopo il sole riscalda la città e file di colorate casette sembrano dipingersi sulle acque blu dei canali.

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