Tutto ebbe inizio con una vecchia Yashica, cimelio di famiglia, arrugginita con l’avvento del digitale. Immaginavo di poter cogliere attimi, sottrarli al tempo, renderli immortali. Ma ero consapevole che un compito così arduo richiedeva doti e qualità che io non possedevo. Per questo scattavo poco ed ogni scatto mi costava tempo, fatica e delusione. Continuo ancora ad avere pudore. E rispetto per il mezzo. Pur adoperando la reflex digitale con minore parsimonia. Ma sono innumerevoli le foto che, nel corso degli anni, sono finite nel cestino, e moltissime altre quelle che impietosamente vi finiranno. Se ho deciso di pubblicarne qui una raccolta è per mettermi alla prova. E per capire quanto saprò resistere all’ennesima tentazione.
C’è una grande differenza tra lo scattare una foto e fare una fotografia.
Robert Heinecken
Ciao Jack, le foto sono bellissime e “riuscite”.
Capisco le remore a condividere e pubblicare, sebbene sia in netta controtendenza rispetto alla inverosimile inflazione di immagini di cui oggi siamo vittime. Inoltre, dilaga la presunzione dei molti che reclamano con prepotenza un interesse per le cazzate di cui vanno fieri.
In parte sono i progressi dello strumento tecnico a provocare l’inondazione di brutture. Ed in questo senso c’è più “la tentazione dello scatto” anzichè quella del cestino.
Ma chi ti conosce sa che presunzione e bruttezza non ti riguardano nemmeno un poco, anzi! A vedere le tue foto si pensa alla sensibilità ed al coraggio. Perchè se è vero che nel tuo caso pubblicare vuol dire mettersi alla prova, è altrettanto vero che significa anche mettersi a nudo, rivelarsi oltre lo strato superficiale. Non è facile!
Guarderò le foto con più attenzione e mediterò commenti più precisi.
A presto.
Un abbraccio.
Eugenio.
P.s.: Oserei dire che il cavolo viola è un capolavoro di cavolo.
Sei molto gentile, Eugenio. Grazie.