Quando la vidi per la prima volta, ebbi come l’impressione che, da sola, restituisse luce all’intero museo: Cecilia! sì bellissima oggi è quella che a suoi begli occhi el sol par ombra oscura. Luminosa e austera, colta ed elegante, di una bellezza consapevole e fiera, ma non ostentata.

Nella Dama con l’ermellino, come nella Belle Ferronière del Louvre, ci si presenta con prodigiosa evidenza vitale e con insuperabile lucidità quello che è sempre stato ed è uno degli aspetti più travisati di un paese come l’Italia, dove il cristianesimo si è cristallizzato nella varietà cattolica: l’aspetto della sua metà femminile, scriveva Federico Zeri. Senza ricorrere a connotati erotici, ma senza neanche oscillare verso il luogo dell’eterna madre italiana, Leonardo da Vinci è stato in grado di rendere i segni di un universo femminile aperto ed egualitario, di una fioritura senza vincoli, che, forse, non sarà possibile cogliere in nessun altro dipinto.

Meditavo in questi giorni di ritornare a Cracovia e al Museo Czartoryski, essendomi evidente (come è evidente ad ogni innamorato) che altro è ammirare da vicino l’oggetto amato, altro è accontentarsi di un succedaneo (seppure ben incorniciato), quando ho appreso che la mia Dama sarà portata in giro per l’Europa e, da novembre, in mostra alla National Gallery. Poco male, vorrà dire che aggiungerò fish and chips alla mia dieta autunnale.

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