Al mini convegno sul femminicidio e la violenza di genere dello scorso sabato si è trattato anche il tema della follia, dalla prospettiva del sociologo a quella del giurista, incrociando la chiave di lettura psicocriminologica per approdare all’interpretazione dei segni, di pertinenza delle discipline grafologiche. L’insolito zibaldone ha riservato ai presenti indubbi spunti di riflessione, qualche nota di colore, ma anche momenti di seria preoccupazione. Come quando in sala è stata proiettata l’immagine di uno scritto proveniente dalla mano di un individuo assurto agli onori delle cronache per le sue gesta assassine, portato ad esempio di una personalità malata che affiorava con evidenza già dalla grafia, e molti dei miei colleghi hanno d’impulso posato i loro sguardi su di me, conoscendo bene l’andamento lineare della mia scrittura, i suoi tratti precisi, il corsivo elegante e quasi ossessivo. Come quello proiettato sullo schermo.

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