La parte del mio lavoro che maggiormente mi avvicina alla figura dello spettatore divertito è quella in cui mi trovo ad assistere, spesso senza margini di manovra, al divaricarsi delle posizioni tra soggetti già contrapposti per futili motivi. Oggi il cielo era plumbeo, ma un raggio – come di allegro stupore – ha illuminato il solco tracciato dai contendenti. Minacciato dei mali più ingiusti e severi, il tizio dall’aria sorniona ha così liquidato, con aria di sufficienza mista a disprezzo, degradandola a tempesta tropicale, l’ira funesta del suo antagonista:
e cosa vorresti farmi? Venire a ballarmi sulla guallera?
da purista della lingua, il tizio ha adoperato il termine guallera in luogo della variante rozza uallera… E’ bene precisare.
attendiamo le interpretazioni dei nordici
Caro Arci, i nordici avranno pure un’espressione equivalente nel loro ricco vocabolario, ma di certo non renderà giustizia al senso della guallera nostrana.
non ne parliamo di quando “la guallera si ammucchia”…
quando si ammucchia diventa al cartoccio, si sa.
C’avit fatt a’ ualler’ a’ pizzaiuola…
Per noi nordici (che stiamo a -20°) meno nale che c’è san Google.
ERRATA CORRIGE: meno MMMMMMale
Copriti, mi raccomando!
Mi copro, mi copro, ma non basta mai!
PS: San Google mi dice che viene dall’arabo wadara, per cui direi che uallera dovrebbe essere la dizione originale e guallera l’alterazione successiva.