Non c’è immagine più viva di quella del vecchio fermo davanti al manifesto funebre. L’altra mattina ne osservavo uno. Era come assorto, la schiena ricurva, lo sguardo fisso su lettere cubitali che dovevano restituirgli grumi di ricordi e storie dal remoto. Ho rallentato il passo, passandogli accanto. Mi è sembrato stesse parlando con qualcuno, mentre un impercettibile sorriso rugoso gli disegnava il volto.
pensa se il vecchio ha un nome e cognome molto comune e un paio di volte l’anno lo trova affisso
è un rischio ricorrente qui da noi…
e forse pensa pure che, presto, il suo stesso nome potrebbe apparire lì sopra
… e che altri si fermeranno ad osservarlo, ricurvi o non.
o che forse non si fermerà nessuno…
non è escluso il pensiero più amaro.
Il fatto è che prima non si può sapere, e dopo non so se si possa sapere.
O.T. @ Barbara
ho iniziato a leggere L’inverno a Lisbona (non essendo fuori catalogo come Sefarad, non ho dovuto fare i salti mortali per averlo…!)
Grazie, provvederò. Io Casablanca l’ho visto 13 volte, per via del mio Grande Amore che era preciso sputato – no, era più bello, ma praticamente era identico – a Humphrey Bogart. Poi quando ci sono andata l’ho praticamente attraversata a occhi chiusi perché non ho avuto il coraggio di mettere a confronto la realtà con il mito.