Ed eccomi qui, di nuovo a pormi domande retoriche, come ad ogni rientro, sul perché di una deriva senza fine, mentre osservo e confronto, lungo il percorso che dall’aeroporto conduce al molo, gli squarci perpetui di squallore cittadino, di incuria, di abbandono. le sacche di miseria umana, la fuliggine che oscura l’antico splendore, la storia tradita, le regole inosservate, l’indolenza. Domande che ingombrano e indignano, indotte come sono da termini impietosi di paragone, tali ed incolmabili essendo le distanze, i ritardi, il vuoto. Ed eccomi qui, insofferente al rientro, inutilmente prolisso, ad interrogarmi sul senso di una disfatta, di una scommessa persa in partenza, mentre mi lascio alle spalle l’ingannevole profilo da cartolina della città dolente e con esso il rumore stridulo della sua quotidiana insolenza.
Rientro a casa, se il mare di mezzo lo consente.
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