Piacciono ai giornali certe sentenze della Cassazione. Sono secche, perentorie, affermano principi, eliminano dubbi ed incertezze migliorandoci la vita.

Chi di voi non ha tirato un sospiro di sollievo alla notizia che l’augurio di un cattivo presagio non è reato? Lo hanno stabilito qualche tempo fa i signori del Palazzaccio, i quotidiani ne hanno parlato, citando Pirandello.

Vi sono audaci e circonvoluti auspici che non passano inosservati, come quello di perire sui binari di un treno o sotto un albero di mele cotogne o annegato tra onde impetuose, disperdere sull’asfalto le proprie sostanze ematiche (buttare il sangue, secondo la vulgata), tirare comunque le cuoia tra le più atroci sofferenze.

Sappiatelo, per la Corte Suprema non è reato auspicare una (o più) di queste tremende sorti al proprio peggior nemico, o anche al coniuge fedifrago, al vile collega, al politico infingardo. A chiunque altro si desideri.

Ma non lo è neppure dare del puttaniere all’ex.

masturbarsi in pubblico.

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