A luglio il cortile si popolava di una nuova colorita presenza, quella dei chiassosi vacanzieri napoletani, per noi solo intrusi da tollerare fino al volgere della stagione.

A luglio il cortile si popolava di una nuova colorita presenza, quella dei chiassosi vacanzieri napoletani, per noi solo intrusi da tollerare fino al volgere della stagione.
C’era un passaggio segreto che io conoscevo da bambino. Un vicolo che si insinuava stretto tra fazzoletti di giardino e vecchie case di pescatori.
Già da bambino trascorrevo la stagione al riparo dai flussi turistici e dai suoi picchi agostani, considerati alla stregua di un morbo senza vaccino.
A Roma, già che c’ero, sono andato a ripassarmi i capolavori della Galleria di Villa Borghese e quelli della Galleria Nazionale di Arte Moderna.
Io ero seduto a poppa e scrutavo il mare blu, vento tra i capelli, assorto nei miei pensieri di bambino, una domenica di agosto di tanti anni fa.
Portammo indietro le lancette, inondati da fiumi di luci e colori nella corrente di Times Square. Vapori dalle grate come nebbia disegnavano visioni.
In quel preciso istante, su quella spiaggia ciottolosa della Dalmazia, un torrido pomeriggio di Ferragosto, si convinse che io fossi ebreo.
Abitavo nel vicolo della spiaggia, in un appartamento dal soffitto alto e le finestre enormi, dalle quali potevo osservare il vicino che raccoglieva arance.
Le parlai del viaggio in Irlanda, delle Cliffs of Moher, di quella volta che ci lasciammo guidare dall’istinto, risalendo la corrente della birra scura.
L’ultima volta che incrociai il suo sguardo vi lessi nel profondo una preghiera. Pregava per me, per i miei orizzonti limitati, mentre fuori pioveva.
New York, 41° parallelo. Da bambino immaginavo che gli abitanti di New York potessero udire i miei passi. Mio padre mi aveva raccontato a modo suo la storia dei paralleli ed io l’avevo interpretata secondo i canoni del mio mondo immaginario.
Stamattina mi sono svegliato al pensiero di Lisbona, dei suoi vicoli malinconici, dell’odore di bacalhau. A cidade, Lisboa. Music by Madredeus.